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Libere Disobbedienti Innamorate (di M. Hamoud)
19 Luglio 2017
Libere disobbedienti innamorate – In Between
di Maysaloun Hamoud
Drammatico, 96’, Israele, Francia 2016.
Con Mouna Hawa, Sana Jammelieh, Shaden Kanboura, Mahmud Shalaby, Riyad Sliman.
Cosa fanno tre ragazze arabe a Tel Aviv? Fanno quello che farebbero tutte le ragazze del mondo: cercano di costruire il perimetro dentro cui affermare la propria identità. Amano, ridono, piangono, inseguono desideri, s’inciampano, si rialzano. Amano e ridono ancora, magari bevendo, fumando canne e ballando, in attesa dell’alba…
Se il luogo fosse in Italia, la regista e gli interpreti italiani, il film sarebbe una piacevole commedia come tante. Ma In between si svolge a Tel Aviv, nella comunità arabo israeliana: ambiente borghese di origine palestinese e di religione musulmana, tra laicità e tradizione. Forse per molti di noi Islam vuole dire donne chiuse nella hiyab o sepolte nel burka, vittime di Boko Haram, muri per isolare la Palestina, e soprattutto terrorismo ovunque. Per questo, oltre che per la grazia della sue interpreti questo film è molto interessante, rivelandoci un mondo sconosciuto che non è tanto diverso da quello di Sex and the city, ambientato a New York, serie ormai vecchia di quasi vent’anni.
Con i loro amici, le amiche passano le sere ballando, fumano marijuana, si vestono arditamente, non saprebbero neppure come velarsi alla musulmana. Ma desiderare la libertà e cercare di viverla non è così semplice, come del resto non lo è per tante donne ovunque. In fondo le tre giovani donne vogliono anche l’amore, ma non solo per loro musulmane, non è così facile.
Tra le tre giovani donne resta l’amicizia, resta la dignità, nessun pensiero che forse era meglio sottomettersi per non restare isolate: un personaggio chiede “ma davvero credi che qui per noi le cose cambieranno? Non succederà mai”. Ma la momentanea solitudine che le amiche affrontano insieme una notte sul balcone, passandosi una sigaretta, bevendo una birra, consente loro sentirsi sicure che il futuro che sognano ci sarà.
Natalia Aspesi – La Repubblica