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Pulp Fiction (di Q. Tarantino) – INGRESSO GRATUITO
12 Giugno 2017
PULP FICTION
Di Quentin Tarantino
Sceneggiatura di Roger Avary e Q. Tarantino, fotografia di Andrzej Sikula; montaggio di Sally Menke; scenografia di Daniel Bradford e Jacked Lisiewicz; musica di Karyn Rachtman e Kathy Nelson.
Con John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman e Harvey Keitel.
Thriller, 154 min. – USA 1994
Le vite di un pugile, di due gangster, di un boss e della sua pupa, di uno spacciatore e di una coppia di rapinatori si sfiorano e collidono in una serie di eventi imprevedibili e paradossali.
Non ancora 30enne e con alle spalle un solo film, Quentin Tarantino si guadagna con Pulp Fiction il titolo di genio, ma divide, lacera, fa discutere la critica. Non il pubblico, che lo premia con incassi strepitosi (120 milioni di dollari solo sul mercato USA per un film che ne era costato 8). Pulp Fiction riprende titolo e atmosfere dalla letteratura bassa dei polizieschi popolari, i tascabili usa e getta stampati su carta riciclata ma con firme come Raymond Chandler, Jim Thompson, Cornell Woolrich.
Sorretto da una sceneggiatura straordinaria per ritmo, tensione e dilatazione drammatica, con dialoghi lunghissimi, divertenti e paradossali sulla globalizzazione dei McDonald’s, l’erotismo del piercing o l’importanza dei massaggi ai piedi, Pulp Fiction vive del puro piacere di raccontare. Ma anche di lavorare con attori – complici, usati fuori dai loro stereotipi. Al di là dell’estetica, Pulp Fiction è un’opera epocale sul piano del marketing. Perché è stato il primo film marcato Miramax (cioè una produzione indipendente) a diventare un blockbuster, sulla spinta del trionfo al Festival di Cannes e delle sette nomination all’Oscar.
I personaggi di Tarantino blaterano senza posa e il loro blaterare genera tensione nell’attesa di un colpo d’azione che rimanda di continuo (dilatando la drammaticità fino ad annullarla) o che arriva quando meno te l’aspetti, scoppiando con il bagliore di un flash del quale ti sfugge lo shock, ma ti resta l’emozione. E questo è grande cinema.
Sandro Reozagli – Un secolo di grande cinema.
“Da dove era emerso Pulp Fiction?” “Dal mio amore per il filone criminale, i polizieschi, il noir. Volevo però mostrare la quotidiana banalità della violenza, che quel filone ignorava. In genere in quei film vedi uno che spara, quello che muore, taglio sulla scena seguente. In Pulp Fiction restiamo a vedere come i personaggi reagiscono di fronte alle conseguenze dei loro atti”.