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Una Volta nella Vita (di M. Mention-Schaar)
16 Giugno 2016

Una volta nella vita
di Marie-Castille Mention-Schaar
Con Ariane Ascaride, Ahmed Dramé, Noémie Merlant, Geneviève Mnich, Stéphane Bak.
Drammatico, 105 min. – Francia 2014.
Liceo Léon Blum di Créteil, città nella banlieue sud-est di Parigi: una scuola che è un incrocio esplosivo di etnie, confessioni religiose e conflitti sociali. La professoressa Anne Gueguen propone alla sua classe più problematica un progetto comune: partecipare a un concorso nazionale di storia dedicato alla Resistenza e alla Deportazione. Un incontro, quello con la memoria della Shoah, che cambierà per sempre la vita degli studenti. Basato su una storia vera.
Superfluo dire che il titolo originale sottolinea il nodo centrale di questo lavoro del tutto straordinario, fedelmente ispirato a una storia vera. E scritto per lo schermo, con la regista, da uno dei ragazzi che vissero quell’esperienza, l’allora 16enne Ahmed Dramé, oggi anche tra i protagonisti nei panni di Malik. La questione dell’eredità, morale e materiale, è infatti il centro di qualsiasi discorso sull’insegnamento e la formazione. Anche se spesso si fa finta di niente per concentrarsi sugli obiettivi pratici della scuola, di per sé insufficienti a una vera formazione, o su quelli ‘ideali’, non meno fragili vista l’accelerazione storica e (multi)culturale in cui viviamo. Quale eredità trasmettere ai ragazzi di oggi, dunque? Messa così la faccenda suona astratta. E la professoressa Gueguen (un’elettrizzante Ariane Ascaride) non ha tempo per le astrazioni. Deve prima conquistare l’attenzione e il rispetto dei suoi studenti, come tutti i film contemporanei sulla scuola […] ci hanno insegnato. Deve convincerli, senza dirlo, che non stanno perdendo tempo. Che ciò che fanno gli sarà utile. Che vale la pena spegnere il cellulare, togliersi le cuffie, smettere di darsi lo smalto o di sfidarsi tra rivali, per ascoltare. E magari, utopia delle utopie, fare qualcosa insieme. Tutti insieme, possibilmente. Ma come unire ragazzi così arroccati nelle proprie divisioni (fisiche, sociali, culturali, religiose)? Semplice: saltando il presente per tornare a un passato non così lontano che riguarda tutti ma proprio tutti. La seconda guerra mondiale. L’orrore dei campi nazisti. […] Mai visto evocare più fatti, e emozioni, con tanta forza e discrezione insieme. Non fosse una formula abusata, diremmo che è davvero un film da non perdere.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)