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Anatomia di un Rapimento (di A. Kurosawa) – INGRESSO GRATUITO
17 Luglio 2017
Anatomia di un rapimento
Di Akira Kurosawa
Giappone, 1963, 143’
Sceneggiatura di Ryuzo Kikushima, Hideo Oguni e A. Kurosawa, fotografia di Asakazu Nakai, montaggio di A. Kurosawa, scenografia di Yoshiro Muraki e musica di Masaru Salo.
Con Toshiro Mifune, Kyoko Kagawa, Tsutomo Yamazaki e Tatsuya Nakadai.
Il ricco imprenditore Kingo Gondo, dopo aver preso in prestito un’ingente somma, è in procinto di compiere il passo più importante della propria carriera: acquisire il controllo dell’importante fabbrica di scarpe in cui lavora da sempre estromettendo il resto del consiglio di amministrazione, a lui apertamente ostile. Ma una chiamata al telefono interrompe i suoi progetti: una voce gli comunica che suo figlio Jun è stato rapito e che, se vuole rivederlo vivo, dovrà pagare un riscatto pari a trenta milioni di yen, cosa che gli renderebbe impossibile la scalata azionaria.
Liberamente tratto da un giallo di Ed McBain (Una grossa somma), il quarto e ultimo giallo di Kurosawa ha un titolo alternative – Tra cielo e inferno – che descrive molto bene il cinema di questo specialista dei bassifondi innamorato dei contrasti e degli estremi […]. Pur mutuando dal romanziere americano personaggi e situazioni, Kurosawa adatta il soggetto alle sue corde: la storia di un sequestro sui generis gli serve da pretesto per una nuova indagine sul male, il delitto, la complementarietà dei destini umani, i legami segreti che sottendono i rapporti tra vittima e carnefice. Dostoevskij viene qui riletto alla luce di McBain. […] Ci meraviglia che le televisioni non ripropongano mai un’opera così tesa, coinvolgente, inquietante che sul tema dei rapimenti, ha detto davvero qualcosa di definitivo […]. Liquidare questo film accusandolo di essere un thriller all’americana è una solenne stupidaggine; rivisto oggi nella durata integrale, Anatomia di un rapimento si rivela un’opera di una prodigiosa attualità, impeccabile sul piano visivo, tecnico, spettacolare.
Aldo Tassone – Akira Kusosawa, Il Castoro
“Le riprese non devono limitarsi a un calco di quanto è stato notato dallo script, bisogna sempre lasciare una porta aperta al caso; i momenti più belli di un film sono quelli in cui qualcosa comincia improvvisamente a dilatarsi, a crescere.”