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Moonlight (di B. Jenkins) – IN LINGUA ORIGINALE
16 Luglio 2017
Moonlight
di Barry Jenkins
Drammatico, 110’, USA 2016
con Mahershala Ali, Naomie Harris, Janelle Monáe, André Holland
Oscar miglior film e miglior sceneggiatura non originale, Golden Globe miglior film drammatico e migliore attore non protagonista
Moonlight è un film di formazione che racconta infanzia, adolescenza, età adulta di Chiron, afroamericano gay che viene dai quartieri poveri di Miami. Cresciuto senza padre e con una madre tossicodipendente (Naomie Harris), vessato dai compagni fin dall’infanzia, Chiron (Alex Hibbert) trova nel malavitoso locale (Mahershala Ali) e in sua moglie (Janelle Monáe) un’inedita famiglia adottiva. Da adolescente Chiron (Ashton Sanders) perderà l’innocenza; da adulto (Trevante Rhodes) cercherà l’amore.
Le tre età con tre infelicità del nero Chiron a Miami che si fa strada fra bulli e razzismi, finché s’accorge che Kevin è davvero l’unico amore della sua vita. Film bello sull’identità perduta con qualche zona di maniera ma con un finale che chiude un grammo puro di poesia e verità. Due ruoli per sei attori, nell’infinita armonia del Tempo.
Maurizio Porro – Corriere della Sera
Il tema dell’omosessualità tra maschi afroamericani poveri è talmente rivoluzionario da smontare, anche nei gesti più piccoli, l’idea di comunità a cui siamo stati abituati da Spike Lee in avanti. Anche solo il saluto (una di quelle strette di mano articolate) che si scambiano Chiron e Kevin sembra fatto solo per ribadire legami virili tra maschi dello stesso clan, e non per il corteggiamento. L’idea che due ragazzi neri cresciuti tra le crack house possano amarsi tra di loro è ovviamente un pilastro del film, ma allo stesso tempo Moonlight racconta una storia d’amore forte e struggente, al di là di quello che gli sta intorno. Per fortuna però Moonlight si tiene lontano da film come Precious, The help o The butler. Perché a differenza di questi melodrammi civili strappalacrime, punta sul lirismo e su un’estetica originale più che sul sentimento di popolo.
Matteo Bordone – Internazionale