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Fai Bei Sogni (di M. Bellocchio) – REGISTA IN SALA
13 Luglio 2017
Fai bei sogni
di Marco Bellocchio
Drammatico, 134’, Italia, Francia 2016.
Con Valerio Mastandrea, Bérénice Bejo, Nicolò Cabras, Roberto Herlitzka, Barbara Ronchi, Guido Caprino
Storia dell’omonimo romanzo autobiografico del giornalista Massimo Gramellini sembrava distante dall’universo cinematografico di Marco Bellocchio: troppo emotiva la storia, per il cinema così cerebrale del regista piacentino. Che sul rapporto con la madre ha spesso imbastito opere acri e contestatrici, da I pugni in tasca a L’ora di religione, tanto che per questo progetto su commissione non sembrava la scelta ideale. Bellocchio, in effetti, raffredda la materia raccontata; ma fino a un certo punto.
Ventiduesimo film del regista ormai 77enne, Fai bei sogni trova in alcune scelte stilistiche (la fotografia spenta e decolorata, i personaggi dai volti costantemente tirati e rigidi) il perimetro di una storia dolorosa, resa ancora più angosciante dall’impressione del protagonista di non esser stato mai messo al corrente di come davvero andarono le cose. Alcune libertà sono felici (il riferimento pauroso e intrigante alla figura di Belfagor, personaggio di una seria tv di successo degli anni 70), i continui salti nel tempo rendono invece non sempre scorrevole il racconto, e alcuni episodi non sono ben gestiti. In generale, convince di più la narrazione su Massimo bambino e sulla sua famiglia, che la parte con il giovane e poi l’uomo interpretato da un bravo e sofferto Valerio Mastandrea che fa bene il suo compito, di uomo permeato dal dolore e colpito da attacchi di panico che lo portano a iniziare un rapporto con una bella dottoressa francese: ma siamo sul piano della “recita”, più che dell’incarnare davvero un personaggio. Forse l’unico momento forte – e di una retorica che è più di Gramellini e pochissimo di Bellocchio – è quello della lettera in risposta a un lettore, in cui Massimo finalmente sembra iniziare a sciogliere quel grumo di indicibile. Un momento, appunto, in un film che vive di sprazzi un po’ isolati, senza riuscire a diventare un’opera densa e coerente. E che pure alla fine non dispiace, nella sua natura “ibrida”, forse in particolare proprio agli spettatori più distanti da Bellocchio che ai fan che si ritrovano solo in parte.
Antonio Autieri (http://www.sentieridelcinema.it/fai-bei-sogni/)