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Acquarius (di K. M. Filho)
3 Agosto 2017
Aquarius
Di Kleber Mendonça Filho
Drammatico, 140’ Brasile 2016
Con Sônia Braga, Maeve Jinkings, Jeff Rosick e Irandhir Santos
Fenix film (premio ai film latinoamericani, spagnoli e portoghesi) per la miglior regia e per la miglior attrice
65enne, vedova e critica musicale in pensione, Clara è cresciuta in un’agiata famiglia di Recife, Brasile. E’ l’ultima condomina di un originale complesso residenziale costruito negli anni ’40 e prospiciente il mare: tutti i rimanenti appartamenti sono stati acquistati da una società di palazzinari intesi a radere al suolo l’area per costruire ex novo. Eppure, Clara non cede, non vuole vendere: la lotta per Aquarius darà nuovo vigore alla sua esistenza e, insieme, la farà riflettere sulla sua famiglia e il suo essere al mondo.
Nella figura di Clara, donna 65enne assediata e insidiata da una spregiudicata compagnia immobiliare che intende demolire la sua abitazione per rimpiazzarla con un lussuoso grattacielo, si fondono insieme tre componenti strutturali del cinema di Mendonça Filho: l’analisi particolareggiata di un personaggio cocciuto e tutt’altro che accondiscendente, l’identificazione della protagonista con l’edificio che custodisce la sua storia e, infine, l’inseparabilità del soggetto dal luogo che oggettiva affettivamente la sua esistenza. Difficile non riconoscere in questa triplice alleanza tra individuo, storia e spazio affettivo un autoritratto dello stesso Mendonça Filho: ostinatamente aggrappato alla sua città natale, il regista pernambucano rivendica con Aquarius, film radicale se mai ve n’è stato uno, un’indipendenza irriducibile e non negoziabile, incidendo sul corpo della sua protagonista i segni di un passato tanto vulnerato quanto vittorioso. In questo senso l’imperfezione estetica si dà a leggere fin troppo facilmente come cicatrice di vitalità e indisponibilità al compromesso: segno di gloria imperfetta che testimonia l’irriducibilità a uniformarsi, anche se questo comporta un minor potere di seduzione (l’episodio dell’uomo che si ritrae subito dopo aver saputo della sua operazione chirurgica). Una donna e un cinema senza plastica e trucchi cosmetici, insomma, ma irriducibilmente personali, combattivi e vitali.
Alessandro Baratti – www.spietati.it