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Julieta (di P. Almodóvar)

18 Agosto 2016

Julieta

di  Pedro Almodóvar

Con Emma Suarèz, Adriana Ugarte, Daniel Grao, Inma Cuesta, Darío Grandinetti.

Drammatico, 99 min. – Spagna 2016.

Julieta, una professoressa di cinquantacinque anni, cerca di spiegare, scrivendo, a sua figlia Antia tutto ciò che ha messo a tacere nel corso degli ultimi trent’anni, dal momento cioè del suo concepimento. Al termine della scrittura non sa però dove inviare la sua confessione. Sua figlia l’ha lasciata appena diciottenne.

 Contropiede Almodóvar. Chi si aspetta il «solito» film colorato e barocco è avvertito: questa volta il regista spagnolo cambia radicalmente stile e messa in scena. ‘Julieta’ è sì l’ennesimo ritratto femminile del regista, ma questa volta più trattenuto, amaro, doloroso. Perché se c’è un tema che emerge dal film, oltre al peso che vi gioca il destino, è proprio il dolore, una specie di porta stretta e obbligata attraverso cui le persone devono passare per riuscire a capire il senso della propria vita. Un dolore che a volte è represso, sepolto, ma che poi finisce per prendersi la sua rivincita, obbligando le persone a farci i conti. Sembrerebbe una materia romanzesca, e in parte lo è, se non fosse che Almodóvar riduce al minimo il gusto del racconto per limitarsi a una serie di incontri/ritratti dove mette in evidenza soprattutto le tensioni, le paure, le gelosie, come preoccupato di ricordare allo spettatore che ogni (momentanea) gioia nasce dal dolore e dalla sofferenza di qualcun altro. Riducendo al minimo la propria tradizionale esuberanza e la vitalità contagiosa delle sue precedenti eroine, capaci di superare ogni ostacolo, Almodóvar racconta la depressione e la sofferenza che possono catturare le persone. Un po’ per «colpa» dei racconti di Alice Munro (dalla raccolta ‘In fuga’) che sono serviti da ispirazione al film, ma molto per un’evidente cambio di tono registico e psicologico. Il senso di colpa in Julieta diventa il vero motore del dolore che divora l’anima delle persone. Ne esce così un film volutamente incompiuto, che lascia le soluzioni sospese, che porta lo spettatore a confrontarsi con il prezzo che ogni felicità sembra avere ma che pur negando ogni lieto fine ci ricorda come l’esperienza del dolore e della sofferenza vadano guardate in faccia, senza infingimenti e soprattutto senza false coscienze. (…)

Paolo Mereghetti (Corriere della Sera)

Dettagli

Data:
18 Agosto 2016
Categoria Evento:

Luogo

Arena Borghesi
Viale Stradone 4
Faenza, RA 48018 Italia
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Organizzatore

Cineclub Il Raggio Verde
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info@cineclubilraggioverde.it
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