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La Tomba delle Lucciole (di I. Takahata)
4 Agosto 2016

La tomba delle lucciole
di Isao Takahata
Con Con Tsutomu Tatsumi, Ayano Shiraishi, Yoshiko Shinohara, Akemi Yamaguchi.
Animazione, Drammatico 90 min. – Giappone 1988.
Ambientato nell’estate del 1945 sotto una pioggia di bombardamenti, La tomba delle lucciole racconta il rapporto tra un fratello adolescente e la sorellina. Mentre la guerra distrugge le famiglie, sfalda l’idea di Giappone che i cittadini avevano imparato, polverizza le certezze e sfarina i rapporti, i due cercano di costruire un nuovo nucleo di umanità in una grotta vicina a un laghetto, dove sembra che piante e animali non siano al corrente dell’orrore circostante.
Spesso nei film dello Studio Ghibli l’atmosfera predominante è quella del sogno, della fiaba, di mondi allegorici che rimandano al reale. Questo film non ha niente a che fare con tutto questo, La tomba delle lucciole è un film realistico, crudo, dove l’unica concessione alla fiaba e all’immaginazione è rappresentata dal modo in cui la bambina Setsuko sente la guerra, ne soffre gli effetti, ma non è in grado di capirla per quello che è. Non c’è una bolla di racconto con il contesto bellico sullo sfondo. Al contrario la guerra è ovunque, e quella di Seito e Setsuka è la storia del tentativo di trovare un angolo minuscolo dove rimanere umani.
Tutti abbiamo visto decine di film di guerra: è uno dei generi storicamente più frequentati. Non è ovviamente nel loro messaggio che vanno valutati questi film, ma nella sfaccettatura che decidono di dare all’argomento, nel modo in cui lo rendono vivo e pulsante. (…)
Takahata non sovraccarica esteticamente il suo film, ma anzi lo rende asciutto come una pellicola di Ozu. La vita quotidiana di due orfani nella Kōbe del 1945 passa per il cibo, i vestiti, la fame, la sete, la voglia di comprarsi un fornello o delle caramelle. La familiarità di un pranzo è attraversata dalla morte, dal dolore e dalla perdita con una naturalezza cui non siamo abituati. Il filtro estetico, l’interpretazione artistica della vicenda sono quasi inesistenti. Le scene non hanno l’efficacia documentale di una fotografia o quella realistica di una ricostruzione al cinema, ma proprio per questo in alcuni casi (…) colpiscono anche di più, e in modo sottile, normale, duraturo.
Matteo Bordone (Internazionale)