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Revenant – Redivivo (di A. G. Iñárritu)

20 Agosto 2016

Revenant – Redivivo

di Alejandro González Iñárritu

Con Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhnall Gleeson, Brad Carter

Avventura,  156 min. – USA 2015. Premio oscar a Alejandro González Iñárritu (miglior regia), Leonardo Di Caprio (miglior attore protagonista) e a Emmanuel Lubezki  (miglior fotografia)

 Il calvario di una spedizione di cacciatori di pelli nel nord degli Stati Uniti nell’inverno del 1823. Braccata e decimata dagli indiani, la spedizione si avvia verso il proprio fortino quando la guida del gruppo, HughGlass, un uomo bianco che ha sposato una donna nativa e ha con sé il loro figlio adolescente, viene attaccato da un orso e ridotto in fin di vita. Il film racconta il tentativo di Glass di sopravvivere e tornare alla base.

Per prima cosa Revenant è un film spettacolare, vista la fotografia di Lubezki, l’uso quasi esclusivo della steadycam, le musiche avvolgenti di Sakamoto e Noto, le distese di neve, ghiaccio, foreste, montagne che il formato panoramico abbraccia. È un film spettacolare sia in un senso riflessivo, con il protagonista solo e immerso negli spazi a perdita d’occhio, sia grazie ad alcune scene d’azione molto funamboliche, soprattutto nella sequenza dell’attacco degli indiani. Iñárritu è un virtuoso della macchina da presa, e qui più che nel chiuso del teatro di Birdman questa sua caratteristica emerge pienamente.

È presto chiaro con chi si confronta Iñárritu nel raccontare una storia di uomini che conquistano la terra con la violenza, la sfidano e la posseggono, sia nel senso politico della distruzione dei popoli che la abitano, sia in quello titanico del desiderio di sottomettere gli elementi. I modelli sembrano Aguirre, furore di dio di Herzog e il cinema di Terrence Malick, soprattutto Il nuovo mondo. Del primo ci sono il vapore che appanna l’immagine, la sensazione di fatica fisica dell’obiettivo, la brutalità di Tom Hardy vista come destino. Di Malick c’è un senso degli elementi così dettagliato da diventare quasi religioso, unito a una visione dei nativi come sacerdoti di questo culto.

Ma il film è pieno di molto altro, soprattutto di un certo desiderio politico di ricordare agli statunitensi la natura della loro nazione: il fatto che siano stati parte fondamentale del più grande genocidio che si ricordi, quello dei nativi americani, e che ancora oggi la loro missione civilizzatrice colpisca i popoli del mondo […].

Al di là di tutto il resto, questo è un film che riempie gli occhi. Lubezki e Iñárritu sono andati a cercare luoghi sperduti e splendidi tra Alberta, Montana e British Columbia per disegnare con luce naturale e formato panoramico un ambiente che incarna l’equilibrio perfetto tra meraviglia e pericolo. I piani sequenza più spettacolari del film saranno probabilmente studiati da aspiranti registi e operatori, perché mentre succedono è veramente complicato capire come siano possibili. Perfino la scena dell’attacco dell’orso, completamente costruito in digitale, lascia senza fiato per naturalezza e credibilità.

Matteo Bordone (www.internazionale.it)

Dettagli

Data:
20 Agosto 2016
Categoria Evento:

Luogo

Arena Borghesi
Viale Stradone 4
Faenza, RA 48018 Italia
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Organizzatore

Cineclub Il Raggio Verde
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info@cineclubilraggioverde.it
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